“La Francia non lo sa, ma siamo in guerra con l’America. […] Si, una guerra permanente, una guerra vitale, una guerra economica […] Si, sono molto duri gli americani, sono voraci, essi vogliono il potere senza condividerlo con il mondo… Avete visto, dopo la guerra del Golfo, hanno voluto controllare tutto nella regione del mondo. Non hanno lasciato niente ai loro alleati […] Non bisogna lasciarsi sopraffare, non bisogna lasciarsi impressionare”
Citazione di François Mitterand(1), riportato nell’ultimo Mitterand (G.M.Benhamou).
Nell’ottobre 2005 la Francia ha subito violenti disordini urbani. Presentate come rivolte sociali, erano in realtà per lo più giovani di origine non europea, provenienti principalmente dalla periferia delle grandi città. I disordini sono stati innescati ufficialmente dalla morte di due giovani delinquenti perseguiti dalla polizia e che sono morti folgorati dopo essersi rifugiati in un trasformatore elettrico per evitare un banale controllo d’identità. Il risultato di questi scontri è stato pesante : in 3 settimane ci sono stati 3 morti, 3000 arresti, 10000 auto bruciate e saccheggiati decine di edifici pubblici, comprese le scuole, palestre, magazzini, negozi o chiese. Questi disordini si sono rapidamente trasformati in rivolte d’identità tra i giovani francesi di origine arabo-africana e lo Stato francese. Al culmine delle violenze, quasi 11000 poliziotti sono stati mobilitati per contenere gli agitatori. Lo stato d’emergenza è stato dichiarato anche in un punto. Il costo di questi disordini è stimato a quasi 200 milioni di euro. E stata la peggiore violenza urbana che la Francia ha conosciuto dal 1968.
Nel 2009, un giornalista e romanziere tedesco, Udo Ulfkotte, ha pubblicato un libro piuttosto sorprendente intitolato Der Krieg im Dunkeln: Die wahre Macht der Geheimdienste ( la guerra nell’oscurità : il potere dei segreti)(2) nel quale ha sviluppato una tesi secondo la quale queste rivolte non erano totalmente spontanee ma erano state organizzate, e gestita da agitatori professionisti. Nel suo libro, il giornalista ha assimilato quest’agitazione rivoluzionaria ad una variante di rivoluzione colorata, ma al cuore della Francia del 2005. Senza sapere se questa teoria era giusta o giustificata, è da confrontare con una delle conseguenze più inaspettate di questi disordini, l’interesse crescente e affermato degli Stati Uniti a questi giovani provenienti da famiglie di immigrati, francesi e pertanto in rivolta contro lo Stato francese.
I volti del sistema americano
Si tratta di un’espressione datata al 25 gennaio 2007 (3)pubblicata da Wikileaks che sembra rivelare l’affare. L’ambasciata americana dichiara di sviluppare una politica di sostegno e di sviluppo alle comunità afro-arabe della Francia mirando chiaramente i giovani musulmani francesi. I primi obiettivi di questa politica furono fissati nel 2001, dopo l’11 settembre. Dei diplomatici americani affermano in effetti che l’evoluzione demografica della Francia è tale che numerosi francesi di origine afro-araba faranno parte dei dirigenti francesi del domani. Dopo l’11 settembre e la guerra in Iraq, sembrava di vitale importanza al dipartimento di stato tentare di migliorare l’immagine dell’America agli occhi dei musulmani d’Europa. Molteplici personaggi sono protagonisti di questo modello americano in Francia.
Nel 2009, Barack Obama nomina Charles Rivkin(4) come ambasciatore degli Stati Uniti in Francia. Dopo una carriera nel settore dello spettacolo e della pubblicità, è stato uno dei più importanti promotori finanziari(5) per la campagna di Barack Obama. Dal settembre 2009 il segnale è dato, l’ambasciatore Rivkin e sua moglie sono gli ospiti d’onore del sindaco di Villiers-le-bel per l’inaugurazione del primo murale realizzato nel quadro di un programma di scambi artistici ed educativi franco-americano concernente l’arte cittadina. Villiers le bel non è una città come le altre, è da là che sono cominciate le proteste del 2005. Nel novembre dello stesso anno, l’ambasciata degli Stati Uniti d’America invita 24 liceali francesi a diventare ambasciatori della loro cultura negli Stati Uniti. Il programma “Giovani Ambasciatori” realizzato per il secondo anno consecutivo in Francia, permette agli studenti in condizioni modeste di trascorrere 15 giorni negli Stati Uniti, accompagnati e circondati, come vedremo.
Nel mese di marzo ed aprile 2010, una trentina di giovani provenienti dall’immigrazione vengono mandati negli USA tramite il programma giovanile del Dipartimento di Stato: visitatori internazionali(6). Tra i molti leaders di associazioni di giovani, i rapper o i giovani sono coinvolti nel settore del volontariato in particolare all’interno di comunità di immigrati o di origine immigrata. Il 2 aprile 2010 Charles Rivkin si trasferisce a Bondy (una delle città con la più alta concentrazione di immigrati nella periferia parigina) all’incontro dei giovani. Ha detto: “ Da me è diverso. Tu puoi essere africano, indiano ma sei prima di tutto americano. […] Amo parlare con tutti i francesi. So, e sono sicuro, che il prossimo leader francese è in periferia”. Prima di partire chiede ai giovani: “ Se aveste degli artisti americani che vorreste incontrare, chi sarebbe?”. Promessa mantenuta il 13 aprile 2010 l’ambasciatore è di ritorno a Bondy, accompagnato dall’attore nero americano Samuel L. Jackson e da sua moglie all’incontro dei giovani. L’attore ha dichiarato: “ Voi siete il futuro, questa è la vostra occasione, costruitevi una rete, […] dite che non è normale quando non vedete allo schermo gente come me”.
Il 24 giugno 2010 l’ambasciata degli Stati Uniti ha organizzato un forum intitolato Creare Oggi con dei giovani imprenditori americani e francesi. A pranzo nel giardino della Residenza, gli invitati hanno potuto assistere ad esposizioni d’arte o ancora ascoltare l’ultima canzone “Vida Loca”(7) del gruppo rap francese Kommando Toxik de Villiers-le-Bel. Il 29 giugno 2010 l’ambasciatore americano inaugura il primo Campus parigino di Hip Hop a La Villette. Egli assiste alla prima tavola rotonda sul tema Francia vs USA : una nuova scuola per il successo! Il 5 agosto 2010 sono Sylvester Stallone, Jason Statham e Dolph Lundgren che visitarono (con la delegazione dell’ambasciata americana) la città di Rosny-sous-Bois anche nota per la sua elevata popolazione di origine immigrata, i suoi problemi sociali e le sue rivolte frequenti. Sylvester Stallone dichiarerà dopo l’incontro : « è stato formidabile incontrare la gente di Rosny-sous-Bois, gente vera ». Nel luglio 2010 per sostenere queste attività, Mark Taplin fu nominato n.2 dell’ambasciata degli Stati Uniti in Francia. Diplomatico di carriera, Taplin è uno specialista in diplomazia pubblica. Prima della sua nomina, è stato vice addetto culturale nel 1984-1987 e vice segretario di stampa nel 1994 all’ambasciata americana a Mosca. Dal 1999 al 2001 è stato Consigliere per gli Affari pubblici dell’ambasciata americana a Kiev, in Ucraina. Dal 2002 al 2004, M. Taplin è stato Direttore dell’Ufficio Affari di Ucraina, Moldavia e Biellorussia al dipartimento di Stato americano. Egli ha contribuito a sviluppare la politica degli Stati Uniti in Ucraina nella prospettiva delle elezioni presidenziali in Ucraina del 2004. Ha d’altra parte lasciato il suo posto durante l’estate 2004(8). La « rivoluzione arancione » cominciò il 21 novembre dello stesso anno. Dal 2005 al 2008 ha ricoperto l’incarico di vice capo missione presso l’ambasciata degli Stati Uniti a Bucarest in Romania.
Taplin e Rivkin non sono i soli nello sviluppo di questa strategia di seduzione nei confronti delle minoranze in Francia. Tutte queste operazioni di seduzione (che alcuni potrebbero qualificare di manipolazione) sono ugualmente organizzate da Laura Berg(9), addetta culturale dell’ambasciata, ma sopratutto da una francese, Randiane Peccoud(10), che sovrintende, da una decina di anni, le operazioni americane verso la comunità musulmana. Particolarmente discreta, questa donna di 53 anni, ufficialmente « responsabile per la società civile » all’ambasciata americana a Parigi non è quasi mai menzionata. France-soir (come Ali Soumarè è stata « trattata » dall’ambasciata americana il 6 agosto 2010) aveva sollevato il velo su di lei rivelando che disponeva del « miglior libretto di indirizzi francesi della diversità con tutti i contatti : leaders d’opinione, politiche ed associative ». Sicuramente le ingerenze americane di ogni tipo in Francia non sono un fatto nuovo. Sydney Hooks, uno dei leader del Congresso per la libertà della cultura(11), un ampio programma finanziato dalla CIA durante la guerra fredda, già nel 1941 ha dichiarato: « ri-educare, ri-informare l’opinione pubblica francese sembra essere il compito più fondamentale così come il più urgente per la politica democratica americana in Francia ». Sydney Hooks, ovviamente, pensava al pubblico francese nel suo insieme. Ciò che è nuovo, è vedere raggiungere questa porzione particolare di popolazione francese.
La strategia decifrata
Nel gennaio 2010, l’ambasciata americana a Parigi scrive un messaggio(12) in cui l’ambasciatore Charles Rivkin spiega le attività americane verso le minoranze. Il messaggio è diviso in 10 punti che sono rispettivamente una spiegazione della crisi della rappresentazione in Francia, la necessità per gli americani di sviluppare una strategia per la Francia di impegnarsi in un discorso positivo, a proporre un esempio forte, lanciare un programma aggressivo di mobilitazione della gioventù, la promozione delle voci moderate, la diffusione delle migliori pratiche, l’approfondimento della comprensione del problema e infine lo scopo degli sforzi. Non farò che una breve sintesi dei diversi punti qui di seguito :
(Sintesi)
« Considerando le circostanze e la storia unica della Francia, l’ambasciata di Parigi ha creato una Strategia d’impegno per le minoranze che riguarda, tra gli altri gruppi, i musulmani francesi e che risponde agli obiettivi definiti nel reftel A (referenza telegramma A). Il nostro obiettivo è quello di mobilitare la popolazione francese a tutti i livelli al fine di ampliare gli sforzi della Francia per realizzare i suoi ideali egualitari, ciò che in futuro farà progredire gli interessi nazionali americani. Mentre la Francia è giustamente orgogliosa del suo ruolo motore nello sviluppo di ideali democratici e nella promozione dei diritti dell’uomo e dello stato di diritto, le istituzioni francesi non si sono mostrati flessibili per adattarsi ad una demografia sempre più eterodossa. »
( Premessa: la crisi della rappresentanza in Francia )
« La Francia per molto tempo ha promosso i diritti dell’uomo e lo stato di diritto, sia in patria sia all’estero, e si vede, giustamente. come un leader storico tra le nazioni democratiche. Questa storia e questa percezione di sè ci servono sopratutto per mettere in opera la strategia esposta qui e che consiste nel fare pressione alla Francia al fine che essa si orienti verso un’applicazione più completa dei valori democratici che essa promette. »
« I media francesi rimangono in gran parte bianco, con solo un modesto miglioramento della rappresentanza della minoranza di fronte alle telecamere dei principali telegiornali. Tra le istituzioni scolastiche delle élite francesi, non conosciamo che Scienze Politiche, che ha compiuto passi importanti verso l’integrazione. Mentre c’è un leggero miglioramento della loro rappresentazione nelle organizzazioni private, le minoranza in Francia sono al capo di pochissime imprese e fondazioni. Così la realtà della vita pubblica francese si oppone agli ideali egualitari della nazione. Le istituzioni pubbliche francesi sono definite più da gruppi di addetti e classe politica, mentre l’estrema destra e le misure xenofobe non fanno un interesse se non per una piccola minoranza (ma di tanto in tanto influente). »
« Noi crediamo che la Francia non abbia profittato completamente dell’energia, del dinamismo e delle idee delle sue minoranze. Nonostante alcune richieste francesi di essere un modello per l’assimilazione e la meritocrazia, le disuguaglianze innegabili offuscano l’immagine complessiva della Francia e indeboliscono la sua influenza all’estero. A nostro avviso, l’incapacità di sviluppare opportunità sostenibili e fornire una reale rappresentanza politica per la sua popolazione minoritaria potrebbe rendere la Francia un paese più debole e più diviso. Le conseguenze geopolitiche della debolezza e divisione della Francia colpiranno negativamente gli interessi americani, nella misura in cui abbiamo bisogno di partners forti nel cuore dell’Europa per aiutarci a promuovere i valori democratici. »
(Una strategia per la Francia : i nostri obiettivi)
« L’obiettivo fondamentale della nostra strategia di sensibilizzazione verso le minoranze è quello di mobilitare la popolazione francese a tutti i livelli al fine di aiutarli a realizzare i suoi propri obiettivi di uguaglianza. La nostra strategia si concentra su tre principali gruppi target : 1 la maggioranza e specialmente le élites ; 2 le minoranze con un’attenzione particolare per i leaders ; 3 la popolazione in generale. Utilizzando le sette tattiche di seguito noi miriamo 1 ad accrescere la coscienza delle élites di Francia per proporre dei benefici per aumentare le opportunità e dei costi per mantenere lo status quo ; 2 migliorare le competenze e sviluppare la fiducia dei leaders della minoranza che cercano di aumentare la loro influenza ; 3 comunicare alla popolazione generale francese la nostra ammirazione particolare per la diversità e il dinamismo della sua gente, insistendo sui vantaggi che si possono beneficiare dalle sue qualità aprendo le opportunità a tutti. »
(Impegnarsi in un discorso positivo)
« Per prima cosa concentreremo il nostro discorso sulle pari opportunità. Quando faremo dichiarazioni pubbliche riguardanti la comunità delle democrazie, insisteremo sulle qualità della democrazia, come il diritto alla diversità, la protezione dei diritti delle minoranze, il valore delle pari opportunità e l’importanza di un’autentica rappresentazione politica .»
« Cercheremo di fornire informazioni sui costi legati ad una sotto rappresentazione delle minoranze in Francia, sottolineando i benefici che abbiamo accumulato nel tempo lavorando duramente per rimuovere le barriere incontrate dalle minoranze americane. »
« Inoltre, continueremo ed intensificheremo il nostro lavoro con i musei francesi e gli insegnanti per riformare i programmi di storia insegnati nelle scuole francesi, in modo da tener conto del ruolo e punti di vista delle minoranze nella storia della Francia. »
(Evidenziare un esempio forte)
« Faremo un esempio. Continueremo ed allargheremo i nostri sforzi per far venire in Francia dei leaders delle minoranze degli Stati Uniti, lavorando con questi leaders americani per comunicare un giudizio onesto della loro esperienza agli stessi leaders francesi seguiti dalle minoranze e no. Quando invieremo dei leaders francesi in America, includeremo, anche piuttosto possibile, un elemento del loro soggiorno che riguarderà le pari opportunità. All’ambasciata continueremo ad invitare ai nostri eventi un largo spettro della società francese ed eviteremo così di organizzare degli eventi in cui non ci sarebbero che dei bianchi o delle minoranze. »
« In terzo luogo, perseguiremo ed espanderemo i nostri sforzi di sensibilizzazione della gioventù al fine di comunicare i nostri valori comuni con il giovane pubblico francese di qualunque sia l’origine socio culturale. Lo scopo è quello di creare un dinamismo positivo tra la gioventù francese che mira ad un sostegno più grande per gli obiettivi ed i valori degli Stati Uniti. »
« Al fine di realizzare questi obiettivi, ci appoggeremo sugli ambiziosi programmi di Diplomazia Pubblica già in atto e svilupperemo dei mezzi creativi e complementari per influenzare la gioventù francese impiegando i nuovi media, dei partenariati privati, dei concorsi sul piano nazionale, degli eventi di sensibilizzazione mirati, tra cui gli ospiti americani padroni di casa. (…) Svilupperemo anche dei nuovi strumenti per identificare i nuovi leaders francesi, apprendere da loro ed influenzarli. Nella misura in cui sviluppiamo le opportunità di formazione e di scambio per i giovani francesi, continueremo ad assicurarci di modo assolutamente certo che gli scambi che sosteniamo siano inclusivi. Ci appoggeremo alle reti della gioventù esistenti in Francia e ne creeremo dei nuovi nello spazio cyber legandone tra loro i futuri leaders di Francia al seno di un forum in cui aiuteremo a formare i valori, dei valori di inclusione, di reciproco rispetto e di dialogo aperto. »
(Per incoraggiare le voci moderate)
« Come quarto punto, incoraggeremo le voci moderate della tolleranza ad esprimersi con coraggio e convinzione. Premendo la nostra azione su due siti internet molto diffusi tra i giovani musulmani francofoni– oumma.fr e saphirnews.com – sosterremo, formeremo e mobiliteremo le militanze mediatiche e politiche che dividono i nostri valori. »
« Condivideremo in Francia – con le comunità religiose e con il ministero dell’interno – le tecniche più efficaci per insegnare la tolleranza attualmente in uso nelle moschee degli Stati Uniti, sinagoghe, chiese e altre istituzioni religiose. Siamo direttamente coinvolti col ministero dell’interno per confrontare l’approccio francese ed americano a sostegno di esponenti delle minoranze che promuovono la moderazione e la comprensione reciproca, confrontando le nostre risposte a quelle di coloro che cercano di seminare l’odio e la discordia. »
(Approfondire la comprensione del problema)
« Guardando in profondità gli sviluppi importanti, come il dibattito sull’identità nazionale, abbiamo in programma di monitorare le tendenze e, idealmente, di prevedere i cambiamenti riguardo la condizione delle minoranze in Francia, valutando in che modo questo cambiamento colpirà gli interessi americani. »
(Integrare, identificare e valutare i nostri sforzi)
« Infine un gruppo di lavoro sulle minoranze integrerà discorsi, azioni ed analisi delle sezioni e delle agenzie dell’ambasciata. Questo gruppo identificherà e controllerà i leaders e i gruppi influenti al seno del nostro pubblico principale. »
« Valuterà inoltre il nostro impatto nel corso di un anno esaminando degli indicatori di successo sia materiali che immateriali. I cambiamenti materiali includono un aumento misurabile del numero di dirigenti delle minoranze o membri di organizzazioni pubbliche o private e comprese quelle al seno degli istituti di insegnamento dell’élite ; un numero crescente di sforzi costruttivi dai leaders di minoranze per ottenere un sostegno politico e alla volta all’interno e al di fuori delle loro proprie comunità minoritarie ; un riflusso di sostegno popolare per i partiti e programmi politici xenofobi. Poichè non potremo mai rivendicare il merito per tali sviluppi positivi, concentreremo i nostri sforzi sulle attività sopra descritte che incoraggiano, spingono e stimolano il movimento nella giusta direzione. »
Priorità ai musulmani ?
La novità di questa politica di seduzone è che si concentra sulle comunità etnico-religiose in Francia. Il progetto consiste nel dire ai francesi che possono riuscire a valorizzare le minoranze come è stato fatto negli Stati Uniti.
Questa politica richiede pertanto una élite diplomatica e siti internet della comunità immigrata in Francia. Sono citati due siti principali che sono i siti oumma(13) e saphir(14) che si sono impegnati in una sorta di coming out a proposito delle loro relazioni con l’ambasciata degli Stati Uniti in Francia :
- Oumma.com(15) : « Abbiamo rapporti cordiali in realtà con il personale dell’ambasciata e questo contatto privilegiato ci ha permesso, per esempio, di ottenere un’intervista esclusiva con Farah Pandith, membro dell’amministrazione Obama. »
- Saphirnews(16) : « Dei legami sono stati in effetti creati da molto tempo tra gli ufficiali americani in Francia e Saphirnews, che è stata condotta, per esempio, ad incontrare la porta voce del Congresso americano, Lynne Weil, nel dicembre 2008, per discutere dello stato della società francese. »
Il 2 dicembre, il console americano Mark Shapiro ha fondato un’associazione, nominata Confluenze, destinata a promuovere le minoranze e particolarmente la minoranza musulmana. Questo progetto è il risultato di una condivisione tra la regione Rhone-Alpes ed il dipartimento di stato americano, l’equivalente del nostro ministero di affari esteri. Secondo i messaggi diplomatici rivelati da Wikileaks, gli americani credono in effetti che la discriminazione dei musulmani possa suscitare ripetute crisi e possa fare della Francia un “paese debole” ed un alleato “meno capace”. L’associazione Confluenze ha per obiettivo di creare, animare e gestire a Lyon, un centro dedicato alla diversità e alla lotta contro le discriminazioni. L’addetto culturale del consolato americano a Lyon siede del resto al consiglio di amministrazione dell’associazione.
Nel dicembre 2010 è apparso negli Stati Uniti un nuovo fumetto di super eroi chiamato Nightrunner(17). Si tratta in realtà di Billi Asseiah, un islamista sunnita algerino di 22 anni immigrato in Francia (dovrebbe rappresentare la Francia) e residente a Clichy sous-Bois. Incarnante i valori di giustizia, onore e diritto, soccorre la vedova e l’orfano secondo un proverbio. Difende anche e sopratutto gli interessi della sua comunità (i musulmani) ingiustamente attaccati. Un elemento ancora più inquietante che il primo episodio della BD si svolge durante le rivolte di periferia del 2005 in Francia. Accompagnato da un amico, Bilal, allora sedicenne, è ingiustamente attaccato dalla polizia, picchiato anche se non aveva fatto nulla di male. Poi il suo amico è stato abbattuto dopo aver incendiato una stazione di polizia. Bilal diventa allora Nightrunner per ristabilire il giusto ordine e la democrazia. I creatori sono stati probabilmente ispirati dal progetto « Manga per promuovere l’alleanza militare USA-Giappone» (18) destinata al giovane pubblico giapponese al fine di convincerlo dell’interesse dell’alleanza militare tra gli Stati Uniti e il Giappone, compreso il mantenimento della base americana d’Okinawa, sempre più contestata dalla popolazione.
Le personalità coinvolte
Le personalità coinvolte sono anche emblematiche. Si possono citare tra i più pubblicizzati :
- Rokhaya Diallo, una giovane militante associata francese di origine senegalese che è portante per la televisione e la radio. Quest’ultima, femminista convinta, integra l’organizzazione dell’estrema sinistra Attac, prima di impegnarsi attivamente nel femminismo e nel settore del volontariato attraverso varie associazioni come Mix-città e gli indivisibili. Nel mese di marzo 2010, è stata selezionata per partecipare al programma Visitor Leadership internazionale : invitata dal governo federale degli Stati Uniti, visita il paese per studiare la diversità. Nel settembre 2010 è stata invitata al 40esimo Congresso Black Caucus, evento annuale che riunisce i parlamentari afro-americani degli Stati Uniti.
- Reda Didi è un altro di quei francesi di origine immigrata corteggiato dagli Stati Uniti. L’ ex capo del movimento socialista ecologico francese « i verdi » ha anche fatto un viaggio negli Stati Uniti, accompagnato da 8 persone selezionate nel quadro del programma « Semi di Francia ». Semi di Francia ha come obiettivo di coinvolgere i cittadini nella vita politica creando dei nodi di militanti attivi, recrutati nelle popolazioni d’origine immigrata, se possibile. Will Burn, direttore della campagna di Obama per le sue elezioni al senato americano nel 2000 è anche quello che integra il consiglio di amministrazione del loro club di riflessione.
- Ali Soumaré è il più conosciuto in Francia. Candidato PS alle elezioni regionali, come responsabile associativo, molto attivo in campo durante le rivolte a Villiers-le-Bel, è conosciuto negli Stati Uniti da più di due anni come « giovane leader dei quartieri di immigrati ». E’ stato ricevuto più volte all’ambasciata americana di Parigi ed ha partecipato a dei gruppi di lavoro sul modo di condurre una campagna elettorale. E stato anche consultato su diversi punti di attualità come l’integrazione. Ogni volta, gli viene srotolato il tappeto rosso. « Il mio partito, il PS non ha mai mostrato la metà degli interessi che gli americani mi hanno dato », racconta. « Con una certa umiltà, tentano veramente di comprendere le nostre problematiche. E eccitante ed estremamente lusinghiero. »
- Almamy Kanouté, attivista e capo di una lista indipendente a Fresnes, è rientrato il 6 maggio scorso,un viaggio di tre settimane negli Stati Uniti. Nome del programma « Gestire la diversità etnica ». « E’ stato intenso, abbiamo seguito gli incontri, le visite, racconta, conquistato. Ne ho concluso che se gli americani non sono necessariamente riusciti al meglio nell’integrazione delle popolazioni di origine straniera rispetto i francesi, essi vi dedicano più risorse e più impegno. Lì mi sono sentito compreso : qui ho incaricato una comunità estremista. Loro almeno non mi giudicano. »
- Said Hammouche, 37 anni, ha ugualmente partecipato al programma dei Visitatori Internazionali. E nato a Parigi e cresciuto a Bondy, in Sein-Saint Denis. Fondatore dell’ufficio di recrutamento Mozaik RH, che mira a favorire la diversità nell’impresa, è partito alla fine del 2008 negli Stati Uniti con il programma di scambio : « Per loro (gli americani), questi viaggi servono per rompere le nostre idee sbagliate sul loro paese. Non siamo ingannati dal loro approccio, sappiamo che possono essere manipolati, ma oggi capisco meglio il desiderio di creare, intraprendere e far avanzare gli americani. E qualcosa di molto forte che mal conoscevo prima. »
Ma i soggiorni di qualche leaders identificato non sono tutto. Nel novembre 2010, in occasione del primo grande forum dell’impiego lanciato dall’associazione « I nostri quartieri hanno dei talenti », l’ambasciata americana ha partecipato all’organizzazione di un incontro con dei patroni di grosse società all’hotel Newport Bay Club a Disneyland Paris. Questa struttura di aiuto all’inserimento per i giovani delle minoranze esiste dal 2005 ed è stata creata dal Medef (Sindacato patronale francese) di Sein-Saint Denis, il dipartimento a più forte densità etnica e religiosa straniera di Francia. Il forum ha riunito quasi 5000 giovani. L’associazione « I nostri quartieri hanno dei talenti » ha cominciato ad operare nel dicembre 2009. Si augura di moltiplicare per dieci il numero dei giovani seguiti e la rete di padrini al 2015, senza dubbio col sostegno discreto dell’ambasciata americana.
Conseguenza inattesa : la distruzione della storia francese
Inoltre e secondo Wikileaks, nel testo inviato nel gennaio 2010(19) dall’ambasciatore Rivkin, si può leggere : « Di più, continueremo e rafforzeremo il nostro lavoro con i musei francesi e gli insegnanti per riformare il programma di storia insegnato nelle scuole francesi, perchè essi prendano in conto il ruolo e le prospettive delle minoranze nella storia della Francia ». Nove mesi più tardi, nel settembre 2010, è stata votata una legge che riduceva al minimo la parte dei manuali di storia consacrati a dei personaggi storici (Francesco I, Enrico IV, Luigi XIV e Napoleone) o a certi momenti della storia francese, in alcune classi, al profitto di culture straniere, precisamente gli africani.
Questa decisione ufficiale è stata presa in Francia, nel 2010, nel nome dell’ « apertura alle altre civiltà del nostro mondo ». Lo stesso, lo studio della rivoluzione e l’impero sono sacrificati per poter meglio studiare le grandi correnti di scambio commerciali al 18esimo e 19esimo secolo comprendenti la tratta dei negri e la schiavitù. Nel nuovo programma delle classi del quarto : 4 ore di corso sono dedicate alla tratta dei negri mentre tutta la storia della rivoluzione e dell’impero è fatta in meno di 8 ore. Altro esempio edificante, Luigi XIV che costituiva un lungo periodo del primo trimestre del quarto è sostituito da un tema chiamato : « l’emergenza del re assoluto ». Il re sole è ormai rinviato al quinto alla fine dell’anno, anno al termine del quale si sarà lungamente attardati sulle civilizzazioni africane di Monomotapa e Songhai e sulla tratta orientale. In realtà , Francesco I, Enrico IV, Luigi XIV e Napoleone I sono relegati in ciò che i nuovi programmi scolastici qualificano « elementi di comprensione contestuale » e non faranno dunque oggetto di capitoli di studio a parte intera nei programmi dell’educazione nazionale francese.
Conclusione
Quale conclusione bisogna trarre da questa attività diretta verso le minoranze e dei programmi a favore delle periferie e dei francesi di origine straniera che costano ogni anno tre milioni di dollari all’ambasciata degli Stati Uniti ?
Anzitutto gli americani sono in un sistema imperialista di promozione del loro modello di società e di protezione dei loro interessi futuri in Francia, e la politica di detenzione e di promozione delle minoranze non è evidentemente un’azione umanitaria denudata di intenzioni mascherate. Questi programmi americani in favore delle minoranze si sviluppano in un contesto economico mediocre che rende difficile l’integrazione di nuovi immigrati in Francia. Esso mira sopratutto a migliorare l’immagine degli Stati Uniti presso i giovani musulmani di Francia, seguite alle guerre in Iraq e in Afganistan, su pretesto di promuovere la diversità, il rispetto delle differenze culturali e la riuscita per tutti. Ma queste strategie di reti e di influenza presentano un reale pericolo per la Francia. L’integrazione ottenuta di numerose correnti di immigrazione che il nostro paese ha conosciuto nel passato si è sempre realizzato senza alcuna rivendicazione etnico-religiosa ma ben da un processo complesso di totale assimilazione. La volontà americana di scommettere su delle élites etniche e religiose è fondata sulla riproduzione di un modello americano comunitarista totalmente contrario al modello francese d’integrazione, che è repubblicano, egualitario e non discriminatorio. Le difficoltà che la Francia incontra attualmente con le sue minoranze sono legate allo sviluppo eccessivo della comunitarizzazione che essa sia identitaria, sociale ed etnico religiosa. Sul territorio si sono sviluppate delle sotto culture trasversali, indipendenti infatti ostili all’identità francese. Per la Francia, paese cristiano ed europeo in cui l’avvenire è in europa, questa attività d’ingerenza è estremamente negativa. Crescendo i sentimenti comunitaristi e rivendicativi di minoranza etniche e religiose a riguardo dello stato francese, gli americani corrono il rischio di creare delle tensioni che potrebbero portare ad un punto di non ritorno. Inoltre, questa aggressione in regola contro il modello assimilazionista scelto dalla Francia potrebbe avere delle conseguenze esplosive, mentre si dice che le rivendicazioni etno-religiose si aggiungono a delle rivendicazioni regionaliste già sotto giacenti. Ci si può interrogare sulle intenzioni americane in questo dominio. Espandere il loro modello di società ? Indebolire la coesione delle società mirate per evitare la formazione in Europa di un polo economico-militare indipendente e concorrenti degli USA ? Non dimentichiamo di fare un parallelo con l’ossessione degli americani a fare entrare la Turchia nell’Unione Europea, ma anche ad impedire ogni ravvicinamento con la Russia.
(traduzione di Silvia Starrentino)
http://www.lalettrevolee.net/article-29628582-6.html
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