Due bandiere
Dell’aggettivo che le qualifica parlerò alla fine.
Della prima bandiera parlerò subito. Si tratta della bandiera dei “diritti umani”. Buona per tutti gli usi e che caratterizza l’Occidente ormai da vent’anni. Della seconda invece parlerò soltanto a conclusione di queste considerazioni relative agli eventi definiti poeticamente “primavere arabe” ed in particolare all’odiosa e feroce aggressione alla Libia da parte dei “buoni”, autodefinitisi “volenterosi”, i sostenitori appunto dei “diritti umani”, in una parola, l’Occidente. Che strano modo per caratterizzare una civiltà con un punto cardinale anche se qualificato come democratico! Ma procediamo con ordine.
Un po’ di storia non guasta
Gli anni che vanno dalla caduta dell’impero sovietico ad oggi, e che, con la caduta dell’”Impero del Male” avevano fatto dire a molti sconsiderati che andavamo verso un mondo tutto “latte e miele”, sono stati caratterizzati da guerre scatenate proprio dall’Occidente “buono” che si è premurato di distruggere la Jugoslavia e di gettare nel panico una vasta area del mondo nota come Medio Oriente, abitata in gran parte da musulmani sia sunniti che sciiti, (e anche da cristiani) quel Medio Oriente all’interno del quale, nel 1947, i “buoni” avevano fatto nascere lo Stato d’Israele, poco preoccupandosi poi del fatto che questa decisione aveva comportato una pulizia etnica di più di 750.000 palestinesi. Una zona, da quel momento, nevralgica e piena di tensioni per tutti.
Di questa zona, con la scomparsa dell’URSS, l’Occidente “buono” decise di ridefinirne confini e ruoli. C’era già stato un incidente di percorso in Iran, con la sostituzione di un accomodante Scià (accomodante verso gli interessi dell’Occidente ben’inteso ! e non certo verso i propri sudditi, sottoposti ad una feroce dittatura da parte del Re dei Re) con una Repubblica islamica. Incidente di percorso, che nemmeno una guerra lunga otto anni condotta dell’Iraq, assurto a paladino dell’Occidente contro le belve komeiniste (gli iraniani) era riuscito a sanare, ma gli elogi (e le armi) per Saddam Hussein si erano sprecate !
Dal 1991 in poi, per Saddam le cose cambiarono. Ci fu la prima guerra del Golfo, che Bush padre diresse contro l’Iraq accusato di aver invaso il Kuwait (ed era vero !) ma condannato da un’unica risoluzione dell’ONU, senza tirare in ballo la diplomazia. Passi ! Ma dopo il cessate il fuoco, si continuò a tenere sotto il terrore di bombardamenti a gogò l’intero popolo irachen, per quasi un decennio.
Con Bush figlio le cose non andarono meglio. Ci fu l’11 settembre 2001. Nell’ottobre gli americani erano già in Afghanistan, alla caccia di un Bin Laden vivo o morto. Una “guerra infinita” dissero allora. Ma il peggio per l’Iraq (e per Saddam Hussein) non era ancora arrivato. Nel frattempo, Bush figlio aveva cominciato ad allargare lo spazio che intendeva ridefinire strategicamente ed aveva cominciato a parlare di Grande Medio Oriente. E’ soltanto con il marzo 2003 però che viene veramente in piena luce la “bontà” dell’Occidente. Una campagna mediatica diffonde la notizia, poi confermata insistentemente da Bush e da Blair (con sceneggiata di Colin Powell all’ONU, e relativa esibizione di una piccola fiala, capace a sentir lui di distruggere mezzo mondo!), che l’Iraq è in possesso di armi di distruzione di massa !
Scatta l’attacco all’Iraq, una nuova guerra che poco più di un mese dopo Bush dichiarerà conclusa. Ovviamente, le armi di distruzione di massa non c’erano ! Due criminali a piede libero, alla guida di paesi potentissimi, hanno segnato la vita di questi ultimi dieci anni, per fare buon peso, di milioni e milioni di persone, uccidendone centinaia di migliaia, ferendone un numero ancora maggiore, istupidendone addirittura milioni legati allo stesso punto cardinale. E tutto questo all’insegna della “esportazione della democrazia” della “guerra al terrorismo”, servendosi delle più spudorate e menzognere campagne mediatiche, dove il verbo CIA, anche se del tutto estraneo al buon senso è diventato tout court il Verbo !
Le “primavere arabe”
Ho dovuto fare questo premessa, (altro che Bignami!) per poter esporre con chiarezza il senso di quanto è avvenuto negli ultimi sei mesi, (ovviamente secondo me), in Egitto, in Tunisia, in Siria e in particolare in Libia. Che le campagne irachene a afghane siano state (e continuino ad essere) un fallimento per gli USA non è un segreto per nessuno e per me è dunque facile servirmene come punto di partenza. E che Obama, alla sua elezione, avesse promesso di uscire dalla trappola grandemediorientale, anche questo è assodato.
Non era parso vero a tutti gli sconsiderati che si aspettano sempre qualcuno che faccia meglio dell’altro (presidente), senza mai entrare nel merito del perché le cose accadano, sconsiderati del tutto simili ai tifosi del mondo “latte e miele” e che, purché non debbano impegnarsi, sono pronti a chinarsi a tutti i potenti di turn, l’aver trovato un presidente, “abbronzato” e democratico. Non era parso vero dicevo, e in questo almeno avevano indovinato: non era vero! Dunque Obama, senza di fatto cambiare in nulla la strategia, ha però dovuto modificare la campagna mediatica. Emblematico il suo discorso di due anni fa al Cairo. (4 giugno 2009) con un recupero del valore dell’islàm che non doveva essere confuso con Al Qaeda (bontà sua!) e soprattutto un invito esplicito a non demonizzare gli USA (visto che di bandiere statunitensi e israeliane se ne bruciavano a iosa), a guardare in casa propria e a liberarsi di dittatori ed oppressori locali. Un vero presidente democratico! Chi potrebbe trovare sconveniente una tale formulazione, sempre che gli USA si facciano gli affari propri?!
Ed eccoci alle “primavere arabe”. Gli Stati uniti sono rimasti pappa e ciccia con Mubarak fino all’ultimo momento e così ha fatto la Gran Bretagna con Ben Ali. E mentre soffia un vento di rivolta e di liberazione, cosa succede in Egitto e in Tunisia ? Di manifestanti ne muoiono, ma dalla Tunisia va via soltanto Ben Ali e in Egitto c’è di fatto un colpo di stato militare. O pensate che la farsa del processo a Mubarak sia una cosa seria? Gli USA danno da tempo immemorabile all’Egitto o meglio all’esercito egiziano 800 milioni di dollari all’anno. Hanno smesso di darglieli? Certamente no!
E veniamo ora alla Libia. I commentatori più avvertiti (e meno venduti) hanno parlato di rivolte e non di rivoluzioni, evidenziando la mancanza di una direzione di questi movimenti, che si sono affidati alla “libertà di Internet”. Ora, a parte il fatto che in Egitto le possibilità di comunicazione si sono ridotte a zero ben presto, ci vuole molta ingenuità a pensare di ribellarsi al potere con uno strumento molto più adatto per darsi un appuntamento amoroso o per andare a mangiare una pizza con gli amici ! C’è bisogno di organizzazione e che organizzazione per fare certe cose. E questo mi ha portato a pensare che Obama fosse contento (purché non si esagerasse) di come si svolgevano le cose.
In Libia invece, le cose sono andate in modo molto diverso. L’organizzazione c’era e come! Peccato che si trattasse dei servizi segreti britannici e francesi che da più di due anni preparavano l’attacco a Gheddafi, servendosi dell’ambiente di Bengasi, legato da sempre a tribù ostili al Rais e che contavano di arrivare al seguito dei vincitori a Tripoli.
E come si è potuto arrivare alla guerra? C’è voluta una menzogna: gli insorti, si è detto (l’impersonale è ironico, lo hanno detto praticamente tutti i mezzi di comunicazione di massa occidentali!), – quegli insorti che ancora oggi non si sa bene chi siano – stavano per essere massacrati, Gheddafi stava preparando un vero e proprio “bagno di sangue”. Pensate che a due giorni dall’insurrezione, Al Jazeera, la televisione del Qatar, stato che si era aggregato alla cricca franco-britannica, parlava di 10.000 morti e di fosse comuni. Dopo sei mesi di guerra, ora si parla di 20.000 morti, le fosse comuni sono quelle scavate dagli insorti e i bombardieri della Nato non si sono fermati un momento!
L’Occidente, “buono” ha riunito subito l’ONU e ha impapocchiato una risoluzione, molto modesta del resto, che fissava una NO-FLY ZONE per gli aerei di Gheddafi in modo da impedirgli di bombardare (?!) Bengasi. Nell’arco di pochi giorni i francesi per primi, seguiti poi da americani e britannici hanno cominciato a bombardare su qualsiasi cosa si muovesse (oltre a tutto ciò che stava fermo) ed ora la “no-fly zone” si è trasformata nel diritto ad un “Gheddafi vivo o morto”. Il diritto internazionale, da sempre monopolio dei potenti, è diventato chiacchiere per gonzi, e dietro queste chiacchiere si sono coperti in Italia tutti, compreso il Presidente della Repubblica, che ha sostenuto che i nostri impegni internazionali ci obbligavano a fare la guerra alla Libia, tacendo che altre nazioni facenti parte della NATO si erano guardate bene dal farla!
C’è una stampa, nota come embedded, che vuol dire letteralmente che dorme insieme, che nega ogni evidenza pur di sostenere la linea occidentale. Io direi che oltre a dormire, mangia a quattro ganasce servendosi delle sue menzogne.
Domenica 28 agosto, la stampa non embedded, riunita all’Hotel Rixos di Tripoli, è stata nel frattempo minacciata di morte da falsi giornalisti CNN rivelatisi agenti CIA (americani) e MI6 (inglesi) e da cecchini delle forze degli “insorti” di fatto miliziani di Al Qaeda sdoganati, insomma veri e propri tagliagole, per impedire loro di uscire a vedere quel che stava succedendo in città.
Ma il troppo è troppo e anche qualche giornalista embedded francese, come l’inviato di France 24 Matteo Mabin, inizia a riferire che il cosiddetto “assedio al bunker di Gheddafi” in effetti è un massacro casa per casa di funzionari medio-piccoli e delle loro famiglie, donne e bambini compresi, da parte dei tagliagole prezzolati dalla NATO. Massacro che il nostro democraticissimo “La Repubblica” attribuisce a Gheddafi (“Scoperto l’ospedale degli orrori: 200 morti“).
Il sudiciume tracima a tal punto che persino la collaborazionista ONU, per bocca di Ian Martin consigliere del Segretario Generale, deve parlare di “abusi compiuti dai ribelli“.
Conclusioni
Sempre domenica 28 agosto, su La Stampa, un articolo di Enzo Bettiza sintetizza così la guerra alla Libia:
“Una discutibile guerra aerea, imposta senza corrette consultazioni da Parigi a mezza Europa, alla Nato, alle Nazioni Unite, si è prolungata affannosamente per sei mesi e alla fine si è quasi ridotta , come in un surreale gioco di playstation, alla caccia ripetitiva e puntigliosa di un mostro invisibile. E’ a questo punto, anche se per ora non possiamo evocare Pirro,che il bluff umanitario di Sarkosy inizia a mostrare l’occulta corda colonialista. Stanno venendo alla luce i fini materiali della sua impresa che rivrla i tratti cosmetici di un postgollismo di riporto: protezioni indulgenti e oscillanti concesse, dopo il colonialismo storico, ora ai dittatori miliardari ora ai popoli derelitti del Terzo mondo”
Mi pare che basti. Resta da dire qualcosa sulla seconda bandiera che sventola un po’ dappertutto e soprattutto nel nostro paese. Essa testimonia una regressione di centinaia di migliaia di anni. Nella nostra catena evolutiva, prima ancora di Homo sapiens compare un’altra specie, Homo erectus. Ebbene, bisogna fare ancora parecchi passi indietro, per trovare una traccia dei nostri tempi disgraziati. Caratterizzati dalla bandiera dei “disumani proni”! Quanto all’aggettivo qualificativo relativo ad entrambe le bandiere, non ci sono dubbi: infami.
Roma, 2 settembre 2011
per gentile concessione del periodico La Responsabilità